“Parlami di me”
di Graziella Dotta
Graziella Dotta vive a Carrù, e dopo aver pubblicato tre libri: ‘Nessuno cambia mai’, ‘Il filo che ci lega’ e ‘Baci, Giulia’, ora torna in libreria con ‘Parlami di me’. Un libro dal fascino intenso ed inusuale. ‘Parlami di me’ è un titolo molto indicativo del contenuto stesso del testo; tratto caratteristico del romanzo è proprio il profondo scavo introspettivo cui tutti i personaggi sono sottoposti dall’abile penna della scrittrice.
Tutto ruota intorno ad una rapina. Già perché organizzare una rapina del secolo non è cosa da poco:
“Pianificare una rapina non è cosa semplice. E’ necessario possedere una notevole freddezza unita ad una visione d’insieme e ad una grande capacità di improvvisazione, il cosiddetto problem solving che tutte le aziende richiedono ai propri dipendenti.”
La rapina viene messa in atto da quattro soggetti: il Keyser, capo ed organizzatore, Vincent Vega, Bodhi e Tony Montana. Tutti pseudonimi per non svelare la vera identità di ognuno di loro e non cadere in tentazioni. La rapina viene commessa , e i rapinatori sono stati gentiluomini per cui:
“I malviventi che si dimostrano gentili sono i più difficili da catturare perché riescono ad ingraziarsi i testimoni e questi potrebbero involontariamente scordare alcuni dettagli importanti.”
Ma il destino è in agguato ed è pronto a scombinare le esistenze di ognuno di loro. Il sogno di tutta una vita si realizzerà o alcune incognite impreviste verranno a scombinare tutto?
Un romanzo che affronta con sapienza narrativa e buona capacità dialettica tematiche profonde: dal lato buio ed inconoscibile delle persone, alla ricerca e perdita della propria identità, al doppio ed opposto negli esseri umani. Ma non solo: fanno da sfondo le tematiche ambientali e l’amore per gli animali. Una lettura intrigante ed avvincente che emoziona il lettore con forza e precisione. La trama, perfettamente congegnata, è messa in essere da un profondo spessore narrativo. Parlami di me è anche vincitore del primo premio del concorso letterario La Quercia del Myr 2018, pienamente meritato.
“Il sanguinaccio dell’Immacolata”
di Giuseppina Torregrossa
Giuseppina Torregrossa porta sulla scena letterario il personaggio di Marò Pajno ne Panza e prisenza e in Il basilico di Palazzo Galletti; ed ora torna ne ‘Il sanguinaccio dell’Immacolata’.
Un giallo di ambientazione, ricco di fascino e di atmosfera.
Marò Pajno è una vicequestora, si è lasciata con il fidanzato storico e per questo è parecchio ingrassata, a causa del suo costante voler lenire le ferite dell’animo con un ingozzarsi smisurato ed incontrollato del cibo. E’ una donna lacerata.
“Era una donna divisa in due metà che si muovevano su piani temporali diversi. Il volto di ragazza, il resto di quarantenne un po’ passatella.”
Siamo nel periodo dell’Immacolata, in cui Palermo sembra preda dei demoni del gioco e della tombola, che è soprattutto:
“stare vicini, ammassati nella stanza da pranzo che è sempre la stessa dai tempi. A mano a mano che escono i numeri ognuno ha una cosa da cuntare, un ricordo speciale, un modo di dire.”
In tale clima un omicidio sconvolge la città: l’uccisione di Saveria nella sua pasticceria. A prima vista pare una rapina finita male; ma la vittima è la figlia di un noto boss del luogo, tale Fafò Rosso. Un affronto impensabile. Ci si deve aspettare altre morti, altri liti tra mafiosi? Chi ha osato tanto? Oppure è qualcos’altro? E perché il questore ordina a Marò, responsabile della sezione antifemminicidio, di risolvere il caso? Marò sempre più preda dei demoni interiori, ma
“grata alla vita per il suo lavoro, certe volte appagante, ma è così utile”,
riuscirà a risolvere brillantemente il caso?
Un giallo affascinante, dove si respira l’ottima aria sensuale del buon cibo, tra
“panelle, crocchè e cucciddatu”.
Una investigazione precisa, intuitiva e profonda per un finale inaspettato fanno di questa ultima opera di Giuseppina Torregrossa una lettura che travolge e trasporta lontano in un mondo difficile, ma degno di essere vissuto. Una bella lettura.